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Nota autobiografica

Sono nato a Roma, dove vivo, ma tra il 2013 e il 2014 ho davvero sognato di essere altrove.

Invece di andarmene ho scritto due storie, una per il teatro ed una per il cinema.

Dopo anni a raccontare le migrazioni degli altri, la realtà mi ha sorpreso a parlare delle nostre, di almeno tre generazioni che attendevano la fine di un'era e si sono trovati ad assistere alla fine di una civiltà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio primo spettacolo 'vero' l'ho messo in scena a 25 anni, PORTA FURBA, in cui ho raccontato il mondo della mia adolescenza nei primi anni '90. L'arrivo dei rave e di una cultura che si contrapponeva all'eroina degli anni '80. Porta Furba è stato molto apprezzato ed è stato premiato con la pubblicazione in 500 copie dal Premio Oreste Calabresi.

Poi a ventotto anni, nel 2003, mi hanno rubato lo scooter e con i soldi dell'assicurazione ho comprato la Canon Xm2, la mia prima telecamera. Nella torrida estate di quell'anno ho approcciato il cinema documentario realizzando GRATTACHECCA & FIGHETTO, in cui seguo due adolescenti di Napoli che passano quattro mesi a grattare ghiaccio e rabbia sulla spiaggia... e con quel lavoro mi si è aperta la magica avventura dei festival.

Nel 2007, prendendo spunto da un fatto di cronaca, ho scritto un testo teatrale che amo molto NESSUNO PUO' TENERE BABY IN UN ANGOLO. Un giallo psicologico, su più livelli narrativi, che fino a quel momento era sicuramente la cosa più originale che avessi mai realizzato, nel senso che, per la prima volta, mentre scrivevo, non avevo in mente nulla di conosciuto. 

 

Sempre nel 2007, e per due anni di intenso lavoro sul campo, mi sono dedicato al mio primo lungometraggio documentario QUANDO COMBATTONO GLI ELEFANTI. E' stato il primo lavoro fatto con un produttore vero, Sergio Pelone, che aveva prodotto alcuni film di Marco Bellocchio. Il film narra principalmente le vicende dei lavoratori delle ferrovie che si battono per la sicurezza sul lavoro, ma ci sono anche le storie di una famiglia di origine nigeriana che vive sulla ferrovia e quella di un anziano signore che ha, in casa, un enorme plastico ferroviario. Questo film, riconosciuto di 'Interesse Culturale Nazionale' dal MiBact, nel bene e nel male è stato uno spartiacque nel mio lavoro. Nel bene perchè ho partecipato a festival più importanti, il film è stato poiettato anche all'estero e, soprattutto, sono apparse le mie prime recensioni sui quotidiani nazionali  "...il film di Amendola è una danza..." ha scritto il Manifesto! Nel male per una polemica montata dall'allora MinistroFarsa Sandro Bondi che ha catapultato il film al centro di una spiacevole questione sul finanziamento ai film 'di sinistra'. Questione che ha chiaramente dato visibilità al film, ma che io per indole non ho vissuto bene.

L'anno seguente, nel 2010, a totale risarcimento di quel bordello, ho dato alla luce il mio film più fortunato ALISYA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, il racconto di una banlieue multietnica alle porte di Roma, attarverso i ritratti degli adolescenti che la abitano. 'Alisya...' è stato il primo film italiano che ha raccontato con forza questa nuova realtà e, da subito, la poesia dei protagonisti ha fatto innamorare le persone. Di riconoscimento in riconoscimento è diventato uno dei documentari più premiati dell'anno. Il percorso del film si è poi arricchito del sostegno distributivo della Lucky Red e della vittoria del Premio Ilaria Alpi per il miglior documentario narrativo: 10.000 euro e la programmazione su Rai Tre. In un paese sbilenco come il nostro, l'approdo in tv è stato davvero un traguardo importante. D'improvviso il film è emerso dal circuito di appassionati e addetti ai lavori ed è arrivato ovunque.

 

In contemporanea alla realizzazione di questi film ho coltivato altre due passioni: con Floriana Pinto ho fatto nascere una realtà produttiva (Blue Desk) con la quale, tra le varie cose, abbiamo realizzato importanti progetti di cinema nelle scuole, e con Alì Assaf ho realizzato alcuni lavori di videoarte di cui l'ultimo, NARCISO, approdato con successo nel 2011 alla Biennale d'Arte di Venezia.

 

Nel 2013 con Daniela Ceselli ho scritto la sceneggiatura di NON MUORE NESSUNO. Il soggetto ha vinto un bando della Regione Lazio, la sceneggiatura è stata acquistata da una produzione ed il film è stato in procinto di essere realizzato per circa un anno. Poi, per problemi economici, la produzione si è arenata.

 

Come accennavo all'inizio, tra il 2013 ed il 2014, abbastanza nauseato per la paralisi del mio film e per quella molto più tragica del paese, mi sono buttato con foga a raccontare due storie di partenze. Di fughe, di evasione, di conquista dell'erba voglio.

Una delle due si è concretizzata in L'UOMO NEL DILUVIO ( spettacolo pluripremiato, da sei anni in tournèe con oltre 60 città toccate in tuta Italia), realizzato a quattro mani con l'attore, e sodale fraterno, Valerio Malorni.

Con la sceneggiatura dell'altra storia sono stato premiato al Solinas, il più importante premio del settore.

Tra le cose più recenti:

- Nel 2016 con la sceneggiatura di ZAZA, KURD ho vinto il Premio Migrarti del MiBACT. Il cortometraggio è stato presentato in anteprima alla 73° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e dopo aver girato festival in Italia e all'estero è ora stato incluso nei programmi didattici nazionali dal Centro del Corto di Torino.

- Nel 2019 ho pubblicato con la casa editrice Editoria&Spettacolo i miei copioni teatrali, nel volume TEATRO NEL DILUVIO  e sto lavorando ad un nuovo film documentario e ad una sceneggiaitura per un film di finzione.

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